Per chi si è specializzato prima del ’91
importanti novità grazie ad una sentenza della Corte di Giustizia UE del 25/1/2018
Per chi si è specializzato dopo il ’91
buoni segnali da Cassazione e Corti d’Appello oltre alla possibilità ancora viva di un
DDL
I FATTI. La vicenda è ormai nota: l’Italia non ha recepito tempestivamente le norme comunitarie che imponevano agli Stati membri di adottare le medesime misure nell’inquadramento dei medici chirurghi che frequentavano le Scuole di Specializzazione. La CEE, poi CE e dopo ancora Ue, ci ha provato più volte sin dalla metà anni ’70 ma niente. In Italia gli specializzandi non sono stati pagati, in nessun modo, fino ai primi anni ’90. E quando (finalmente) sono state introdotte le borse di studio non erano nemmeno lontanamente paragonabili a quelle dei colleghi francesi e tedeschi, solo per fare due esempi. Senza contare che fino al 2007 non è stata prevista alcuna copertura previdenziale.
IN TRIBUNALE. Già durante le frequenza presso le Scuole i nostri futuri specialisti hanno tentato, attraverso sindacati e/o associazioni di categoria, di ottenere quanto gli sarebbe spettato facendo causa allo Stato, ma solo da metà degli anni 2000 – grazie al placet della suprema Corte di Cassazione – sono arrivati i primi successi. Come spesso succede, però, non tutti hanno (ancora) avuto la borsa negata all’epoca e/o gli adeguamenti mai percepiti e, soprattutto, i contributi per l’attività “lavorativa” – di fatto e secondo l’Europa – svolta. Se i “più anziani” (ci passeranno l’espressione) stanno raccogliendo decine di milioni di euro – anche grazie a noi – per i “meno anziani” la strada appare, a tratti, ancora in salita. Ma la scalata è possibile.
– in favore di tutti i medici che non si sono ancora visti riconoscere quanto gli spetta. Si tratta di due iniziative distinte, come si evince dai banner sotto e cliccando su quello che la riguarda potrà leggere le informazioni riguardo al suo caso personale.